lunedì 28 giugno 2010

LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE, VISTE DAL PREMIER....


Presidente Berlusconi, parliamo della legge sulle intercettazioni. Molti italiani sono convinti che serva solo per proteggere la Casta. È così?«Non mi risulta che gli italiani la pensino così. Anzi, so per certo che la stragrande maggioranza è d'accordo con me sull'assoluta necessità di questa legge, tant'è vero che quando ne parlo in pubblico, raccolgo solo applausi di consenso e di incoraggiamento per andare avanti fino all'approvazione definitiva del provvedimento».
Qual è il suo vero obiettivo?«Porre fine a un sistema di abusi che in tanti anni ha di fatto cancellato il nostro diritto alla privacy, un diritto fondamentale della tradizione liberale, consacrato nella nostra Carta Costituzionale e vigente in tutti i Paesi civili del mondo. In Italia si tengono sotto controllo quasi 150 mila telefoni, un numero che non ha eguali al mondo, compresi gli Stati Uniti, che hanno una popolazione sei volte superiore a quella del nostro Paese. Sommando le intercettazioni di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania si arriva in totale ad appena alla metà delle nostre intercettazioni. Se si calcola che ogni persona controllata parla con almeno altre 50 persone, alla fine sono più di sette milioni gli italiani intercettati. Sono tutti delinquenti?».
Non si rischia di fare un regalo ai criminali?«Tutto questo non ha nulla a che vedere né con la cosiddetta Casta né con le indagini serie contro i delinquenti o la criminalità organizzata. Le regole sulle intercettazioni contro la mafia e tutte le altre organizzazioni del crimine organizzato (‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita e così via) resteranno infatti in vigore come prima. La legge che il Parlamento sta discutendo contiene un giusto equilibrio fra le esigenze della tutela della privacy e quelle della lotta contro il crimine e la tutela della legalità. Ormai l'approvazione della legge è in dirittura d'arrivo e sono certo che quando sarà approvata il nostro Paese sarà davvero più europeo, più civile e più moderno».

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