Il vero motivo per cui la sinistra si oppone ad immediate elezioni sono le seicento poltrone, in scadenza, da ricoprire nel settore pubblico. Stiamo parlando di posti di altissimo livello come, ad esempio, le nomine da fare per l’Eni e L’Enel, o come la presidenza dell’Inps che, come sembra, sarà fusa con l’Inpdap dando vita ad un super ente previdenziale. Ancora c’è da rinnovare il vertice di Finmeccanica azienda di grande rilievo per la serie di commesse che ha in campo internazionale nel settore dello spazio e della difesa. Questa serie di incarichi governativi interessano molti parlamentari del centro sinistra che sano bene che non troveranno spazio nella prossima legislatura. Ma il Governo Prodi, sfiduciato al Senato, non può che effettuare la sola ordinaria amministrazione e, di conseguenza astenersi da qualsiasi atto che comporti nomine. Nel caso, invece, venisse varato un nuovo Governo, anche se per la sola riforma elettorale, questo potrebbe legittimamente lavorare anche per riempire gli incarichi in scadenza previsti. Ecco, quindi, che la riforma elettorale diventa una scusa che il centro sinistra sta reiterando come necessità per il Paese quando in realtà è dettata da esigenza di sistemare uomini per mantenere e consolidare il potere all’interno degli Enti pubblici. Bene sta facendo il centro destra ad essere compatto nel dichiarare di volere nuove elezioni. Si corre il rischio, altrimenti, che un nuovo Governo con il pretesto di naturali difficili intese sulle riforme resti a galla per chissà quanto tempo facendo ulteriormente perdere credibilità al nostro Paese.
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