venerdì 12 novembre 2010

IL CASO BONDI


Si cade davvero nel ridicolo. Il momento politico è piuttosto complicato e quindi ogni pretesto puo’ esser utilizzato contro il Governo, ma addirittura ipotizzare le dimissioni del Ministro Bondi per il crollo della Casa del Gladiatore di Pompei ha dell’inverosimile. Che responsabilità si possono attribuire al Ministro? Ed ancora, in questo momento di difficoltà economica con le aziende che a gran fatica cercano di superare il momento di crisi, altre costrette a chiudere, le alluvioni e quant’altro condivido la posizione del Premie di attribuire la priorità di intervento ad altre situazioni.
Con ciò non voglio assolutamente screditare il valore storico, culturale ed architettonico del patrimonio archeologico italiano, sono per altro un architetto molto attento ai nostri beni e alla valorizzazione della storicità in termini di conservazione e di riflessi turistici, ma arrivare a chiedere le dimissioni di Bondi attraverso una petizione, mi sembra troppo.
Ieri il Ministro per i beni e le attività culturali ha reso al Senato un'informativa sul crollo a Pompei, inquadrando anzitutto la vicenda in uno scenario politico attraversato da richieste di dimissioni e attribuzioni di responsabilità a suo avviso ingiuste e strumentali.
Il Ministro, nel rilevare che avrebbe di sua iniziativa rassegnato le dimissioni in presenza di sue effettive e dirette responsabilità, ha ricordato come l'area archeologica di Pompei e l'intero patrimonio artistico italiano presentino da decenni gravi problemi per la cui soluzione nessuno finora è riuscito ad impostare una strategia adeguata. Il Ministro Bondi ha quindi rivendicato l'efficacia dell'azione ministeriale finora svolta, di cui è testimonianza proprio l'area archeologica di Pompei, fino a due anni fa prostrata da un'inaccettabile condizione di degrado. Pur non potendosi escludere il rischio di nuovi crolli, va dato atto del buon lavoro svolto dal commissario nominato per affrontare l'emergenza, il quale peraltro ha operato in stretto raccordo e in totale sintonia con i sovrintendenti.
Il crollo della Casa dei gladiatori non è certo imputabile alla mancanza di fondi, ma all'assenza di una gestione capace di utilizzare al meglio le risorse esistenti, il che nulla toglie allo straordinario lavoro di salvaguardia, conservazione e tutela del patrimonio storico-artistico e del paesaggio svolto dai sovrintendenti. Al fine di individuare nuove figure professionali e nuove forme di gestione, l'ufficio legislativo del Ministero sta predisponendo le linee operative per la definizione degli atti costitutivi e statutari di una fondazione per la gestione di Pompei; inoltre, un gruppo di lavoro, coordinato dal professor Carandini, presidente del Consiglio nazionale dei beni culturali, valuterà lo stato di degrado ed il livello di rischio di tutti gli edifici dell'area archeologica di Pompei e, anche attraverso il ricorso alle più moderne tecnologie, proseguirà l'opera di studio e di catalogazione di tutti gli edifici. Il Ministro Bondi ha concluso riconoscendo la sussistenza di un più generale ed antico problema di esiguità delle risorse che lo Stato italiano investe nella cultura.

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