martedì 8 gennaio 2008

Riforme - È l’Armata rossa che marcia alla riscossa


Veltroni doveva aspettarselo, se conosce i suoi polli. È l’Armata rossa “che marcia alla riscossa”, come cantavano i vecchi compagni. Riscossa che supplisce alla scarsità delle armi disponibili con la ricchezza degli umori maligni. Difficile immaginare accuse più inconsistenti di quelle escogitate a supporto del nuovo teorema giudiziario intitolato alla “corruzione a Palazzo Madama”. Se fosse reato inquadrare il ruolo degli individui nella prospettiva di cambiamento (ovvero di conservazione) dello scenario politico, il Guardasigilli Mastella, un tempo esponente di punta del centrodestra, non avrebbe goduto di una brillante carriera politica. E molto probabilmente il governo Prodi sarebbe caduto da un pezzo. Nessuno crede che al presidente del Consiglio sia bastato tirarli per la giacchetta, per trattenere i suoi disamorati sostenitori, divenuti insofferenti delle cattive compagnie. Se l’albero si conosce dai frutti che dà, salta agli occhi chi ha “corrotto” chi. Agli occhi di chiunque, ma non dei togati autori di interferenti turbative di processi politici indesiderati. Logorato dall’abuso, lo steccato della “questione morale” viene rialzato nel tentativo di chiudere il varco agli sforzi per dare gambe per camminare alla democrazia all’italiana. E dare all’Italia ciò che le manca per diventare finalmente un “Paese normale”, con una normale capacità di governo. Una ragione c’è, se i partitini dell’ultrasinistra, e una certa parte della stampa, ce la mettono tutta per fare da cassa di risonanza al soccorso rosso giudiziario. Ogni mezzo è buono, pur di bloccare il dialogo tra i due maggiori partiti e conservare alle forze antisistema il potere di ricatto assicurato dalla loro rendita di posizione.
Siamo in una democrazia oggi divenuta la barzelletta d’Europa, ben rappresentata da un governo che si copre di ridicolo con l’esibizione di impotenza confermata dal kamasutra delle posizioni prese dinanzi alla sfida degli autotrasportatori. Con Prodi che prima punta sugli scioperanti la pistola scarica della precettazione, poi gli intima di riprendere il lavoro se vogliono essere ammessi al tavolo della trattativa e infine capitola senza condizioni, accogliendo tutte le richieste. Gli italiani sgomenti, si chiedono perché mai il ministro dei Trasporti non abbia concesso subito ciò che non era in grado di rifiutare, ignorando per 40 giorni lo stato di agitazione della categoria.
Ricade sui maggiori partiti la responsabilità nazionale di rimediare a uno stato di cose che consegna l’Italia a un destino di decadenza accelerata. Berlusconi è pronto a fare la sua parte, ma bisogna essere in due a far forza sui remi, altrimenti la barca gira in tondo. Veltroni questo lo ha capito. Resta da vedere se è il tipo che capace di tenere il campo sotto attacco.

on. Vanni Lenna

1 commento:

Vanni Lenna ha detto...

interessante.. pensare che siamo schiavi dei colbacchi rossi nel 2008