La tragedia di Roma, dove un giovane di 32 anni ha investito ed ucciso due ragazze irlandesi che attraversano sulle strisce pedonali, è l’ennesima dimostrazione di come si può ancora morire in maniera assurda. Le vite umane che si perdono a causa della guida in stato di ebbrezza non possono che farci riflettere. Il senso civico nel nostro Paese è arrivato ormai a livelli minimi. La voglia di ignorare qualsiasi regola la fa da padrona negli atteggiamenti infantili di chi non sa che gioca anche e soprattutto con la vita degli altri. Ed il caso di Roma diventa emblematico: è come se non si avvertisse più il senso del dovere. La regola da rispettare è vista come qualcosa di superfluo la cui considerazione è in sostanza inutile. Il lavoro da fare è enorme e soprattutto a livello culturale. Occorre quindi, partire dalle scuole per insegnare ai ragazzi come è necessario comportarsi facendoli riflettere sul valore della vita umana. Ma soprattutto occorre garantire la certezza della pena. Siamo in un Paese in cui c’è gente che si ubriaca, ammazza con l’auto per strada e ritorna tranquillamente a casa. Questo non può e non deve accadere. Anche l’Unione Europea tramite il commissario ai Trasporti Barrot, ha fatto presente della necessità di una maggiore attenzione alle infrazioni più gravi. Ancora oggi un veicolo immatricolato in un altro Paese che commetta un’infrazione del codice della strada resta praticamente impunito a causa dell’impossibilità che venga identificato. L’UE aveva l’obiettivo di dimezzare i morti in incidenti stradali in dieci anni. Partiti con questo obiettivo nel 2001 – quando le vittime erano state 54.000 – nel 2007 abbiamo avuto 43.000 morti in Europa. Come si può vedere l’obiettivo è ancora lontano. Si è fatto qualcosa ma la strada (stavolta è proprio il caso di dirlo) è ancora tanta da fare.
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