giovedì 19 giugno 2008

Cresce il petrolio e trascina l’inflazione

Di qua e di là dell’Atlantico, l’inflazione marcia sul filo del 4% e la causa principale viene individuata nell’aumento rapido dei prezzi degli energetici (petrolio e gas naturale anzitutto), che a loro volta incidono su una vastissima gamma di prodotti e di consumi, a partire dal settore alimentare.Un anno fa, il prezzo di un barile di greggio era intorno ai 65 dollari; adesso oscilla intorno ai 140 dollari; praticamente il doppio. Senza dubbio influisce la domanda di energia proveniente dai Paesi in forte sviluppo, come la Cina e l’India, che per le loro dimensioni hanno modificato la struttura della domanda globale. Ma non è da un anno che la Cina, ad esempio, ha aumentato il suo fabbisogno energetico. Come si spiega, allora, che negli ultimi 12 mesi il prezzo del barile di greggio sia raddoppiato? Una causa diretta è la speculazione, in parte innescata da quella crisi dei mutui subprime esplosa negli Usa nell’estate 2007, che ha spinto molti grandi investitori, che avevano subito perdite nel settore bancario e in borsa, a rifarsi, puntando sul grande mercato delle materie prime e dei prodotti agricoli. Complice una contrazione delle esportazioni di generi alimentari da parte di alcuni Paesi e la destinazione di coltivazioni verso i biocarburanti. La miscela – carburanti più cari, bollette energetiche più care, alimentari più cari – si è rivelata esplosiva e ha prodotto la spinta inflazionistica che si ripercuote sui bilanci quotidiani delle famiglie. La conseguenza è che certi consumi restano, entro certi limiti, rigidi, cioé incomprimibili: non si può fare a meno dei carburanti per i trasporti di persone e merci, non si può fare a meno dell’elettricità e del gas, e non si può comunque fare a meno di spendere per alimentarsi o per pagare un mutuo o il fitto. Con il risultato che resta meno per le altre spese, che si riducono, spingendo sia a un abbassamento della qualità dei prodotti offerti, sia a una contrazione della produzione e inevitabili ripercussioni sull’occupazione e sulle entrate fiscali.La risposta a questa crisi dalle molte facce non può quindi essere semplice: dovrà essere articolata e condivisa da tutti gli attori economici per risultare efficace, e non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo e internazionale.

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