o chiamano il signor "ma anche" per la sua innata propensione al cerchiobottismo inconcludente. Su una sola cosa negli ultimi tempi ha preso una posizione chiara: la certezza di non essere mai stato comunista. E ha fatto ridere il mondo. Veltroni è questo, buonista per tattica spicciola e indeciso a tutto per temperamento. Dopo la disfatta del 14 aprile rilasciò una lunga intervista a Repubblica per analizzare i risultati elettorali e, tanto per restare fedele a se stesso parlò sì di sconfitta inequivocabile, "ma anche" di miracolo elettorale del Pd. “Io non ho alcuna difficoltà a parlare di sconfitta - disse - ma attenzione. La sconfitta c’è stata nella sfida per il governo: ero il primo a sapere che questa era una missione difficilissima, che non era certo facile vincere in soli quattro mesi invertendo una tendenza negativa consolidata in due anni. Ma se guardiamo alla costruzione di una grande forza riformista, allora non si può proprio parlare di sconfitta: è stato un miracolo, perché oggi quella forza ha recuperato più di 10 punti, esiste ed è finalmente una realtà del Paese”.Una risposta autoconsolatoria che non gli ha evitato una drammatica crisi di leadership, provocata anche da alcuni clamorosi passi falsi come l'apparentamento con Tonino Di Pietro, che è diventato il suo più pericoloso concorrente politico, una sanguisuga che gli sta progressivamente erodendo la base elettorale convincendo il popolo di sinistra che l'unica opposizione rimasta nel Paese è l'Italia dei valori. Il risultato è quello di un segretario in stato confusionale, di un professionista della politica capace di inanellare, in pochi mesi una serie di clamorosi svarioni, veri e propri errori di grammatica e di sintassi politica.Basti pensare al modo schizofrenico con cui Veltroni ha gestito il rapporto con il Governo Berlusconi, e l’ondeggiare tra tentativi di dialogo alla “vorrei ma non posso” e improvvisi rigurgiti di antiberlusconismo viscerale, forzati al punto tale da apparire perfino artefatti.Lo stesso copione il leader del Pd lo sta recitando sulla vicenda Alitalia. Prima ha cercato di giocare allo sfascio e al tanto peggio, tanto meglio sabotando attraverso Epifani la trattativa col chiaro intento di dare un colpo d'immagine al governo e aprire così una campagna d'autunno all'insegna dello scontro totale; poi, visti i sondaggi che non scalfivano il consenso per Berlusconi e l'umore nerissimo dell’opinione pubblica nei confronti della Cgil, ha cercato di correggere il tiro; ma la lettera al premier. è stata un altro monumento all'acqua calda, un velleitario tentativo di rimettersi in carreggiata dopo una serie interminabile di errori.E sulla Rai? Peggio ancora: prima ha detto con toni gravi che il governo sta mandando in rovina il Paese moralmente, politicamente ed economicamente, parlando di "autunno della democrazia", e poi ha insistentemente cercato intese riservate per risolvere il puzzle di Viale Mazzini. Ma come? Se c’è il regime, si tratta con i gerarchi? La confusione, dunque, regna sovrana sotto il cielo del Pd. E non si capisce come e perché un simpatizzante di centrosinistra dovrebbe ritrovare coraggio e - soprattutto - fiducia in un segretario che lancia segnali così contraddittori. Per dirla con Veltroni: la sua non è solo una linea politica senza più sbocchi, "ma anche" l'ultima tappa di una resistibile ascesa.
3 commenti:
chissa se i grillini usano ancora il termine Veltrusconi di cui tanto ne vantavano il conio o se se lo sono messi in........archivio
per me è meglio cerchiobottista e separato il cavaliere.... cerchiobottista spiegherebbe meglio le idee di veltroni che sembrano quelle ispirate dal film la leggenda del santo bevitore....cioè solo l'ebrezza può renderti così audace ed inconcludente sulle scelte del proprio partito.....
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