lunedì 21 settembre 2009

Un caro saluto ai sei parà


È difficile. È veramente difficile in un momento come questo esternare il proprio sentimento. Come ogni emozione, anche questa, scatenata dalla scomparsa dei sei nostri giovani parà, libera percezioni diverse del tragico accaduto. Di sicuro però tutti noi abbiamo provato ammirazione per quelle sei giovani vite spezzate prematuramente, infrante da un carnefice che avrebbero voluto invece “liberare”.
Ma non dimentichiamo che a fianco ai nostri connazionali sono morti anche quindici civili afgani, persone che forse riservavano nei nostri uomini il loro silente grido di pace e libertà.
Di fronte all’accaduto e, poc’anzi, di fronte alle immagini della cerimonia funebre ho rivissuto due azioni di pensiero parallele: da un lato il dispiacere e lo sgomento per la tragicità dell’evento; dall’altro mi sono posto gli interrogativi che tutti noi ci poniamo laddove accadono eventi tragici come questo.
Da membro della Commissione difesa del Senato parteciperò alle discussioni sull’argomento anche in sede istituzionale, ma è da cittadino italiano che oggi mi dico che forse non il momento per fare queste riflession, non fosse altro che siamo emotivamente coinvolti ed ogni riflessione è condizionata dalla recente tragedia.
In queste circostanze motivare le permanenza o, al contrario, scegliere di interrompere la missione di pace e richiamare in patria i nostri soldati sarebbe improprio, credo però che i primi a fornirci una risposta siano quegli stessi ragazzi che, con fierezza e orgoglio, issando la bandiera tricolore si adoperano umanitariamente per il sostegno delle popolazioni, dei bambini e delle famiglie afgane come di altre parti del mondo.
Le ragioni della libertà e della democrazia non sono dalla parte di chi dialoga con le autobombe, ma vanno a vantaggio di chi rincorre quei principi ed è costretto a sognarli perché ancora non appartengono ai suo popolo. Credo che difendere questi principi per gli uomini della “Folgore” sia un grande onore. Lo stesso che tra un anno riaccompagnerà in quella terra la nostra Brigata alpina “Julia” che sta infatti perfezionando la preparazione strategica per rientrare in Afghanistan riprendendo le consegne dalla “Folgore”.
Chiudo la riflessione riportando gli striscioni che aleggiavano durante la cerimonia e che recitano: ''Gli angeli degli eroi vi sorridono mentre vi fanno la scorta d'onore fino alla luce di Dio in paradiso. Viva l'Italia''.
Rapito da una profonda commozione, porgo il più sentito cordoglio ai familiari di Antonio Fortunato, Roberto Valente, Massimiliano Randino, Davide Ricchiuto, Giandomenico Pistonani e Matteo Mureddu che hanno detto addio ai loro cari.

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