Era partito da solo, sembrava volesse fare un partito che non scendesse a compromessi per non ripetere gli errori infiniti che hanno causato la morte del Governo Prodi. La sinistra ha sempre avuto questo problema e Veltroni lo sa benissimo. Prima c’era la questione nota fra sinistra massimalista e sinistra riformista. Tale dualismo aveva portato già nel 1998 alla caduta di un Governo (sempre il povero Prodi). Non contenti hanno ripetuto l’esperimento nel 2006 e sappiamo tutti come è andata a finire. Al di là del gesto di Mastella, le discussioni fra le due sinistre erano costanti per cui l’armonia necessaria per governare un Paese come il nostro, in una situazione peraltro delicata, era praticamente assente. Adesso Veltroni sta lentamente cambiando i connotati al suo partito. Disperato dal dover rimontare il circa 10 % che lo separa dal Pdl, ha prima fatto accordi con Di Pietro ed adesso anche con i radicali ai quali ha assicurato nove seggi ed un ministero (ad Emma Bonino). Siamo alle solite. Mi domando se Veltroni capisce quello che sta facendo, se non si renda conto dei problemi che potrà avere, nella prossima legislatura, mediando all’infinito fra posizioni che potrebbe essere profondamente diverse. Credo sia difficile far convivere i radicali abortisti con i cattolici come la Binetti. Le esigenze di prendere più voti sta portando Veltroni ad allargare pian piano la coalizione. Ma quello che dovrebbe sapere è che in politica due più due non fa sempre quattro. Sommare i voti di due partiti che desiderano unirsi è sbagliato. Le coalizioni portano a risultati diversi dalla semplice somma algebrica dei partiti. Tante persone potrebbero, giustamente, non votare Pd proprio per questa scelta di Veltroni di inglobare i radicali, mi riferisco, ovviamente ai cattolici. Occorre cautela anche nelle coalizioni per evitare di vincere e non poter governare. Veltroni non vincerà comunque ma dagli errori di Romano Prodi sembra non abbia imparato nulla.
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