lunedì 15 settembre 2008

La volpe rossa e l'uva del decisionismo

Da Panorama, a firma Augusto Minzolini......
C'è una strana coincidenza in questo scorcio d'estate. Per un verso il decisionismo sta diventando sempre più l'impronta caratterizzante del governo Berlusconi. Per un altro la sinistra sta montando da quest'estate (da Alberto Asor Rosa a Famiglia cristiana, a qualche esponente del Pd) la polemica sul nuovo fascismo. I due fenomeni non sono direttamente collegati. Nessuno a sinistra dice apertamente che risolvere il problema dei rifiuti a Napoli o la crisi Alitalia in poco tempo, modificando regole o altro, sia un esempio di fascismo.Contemporaneamente, però, nel dibattito vengono introdotti accuse di autoritarismo, nuove polemiche, in certi casi un po' datate, sul Ventennio e, dulcis in fundo, i soliti allarmi sulla democrazia in pericolo. Era già avvenuto con il decisionismo craxiano. E ora lo stesso fenomeno si ripete con il decisionismo berlusconiano. Appunto, c'è un dato che colpisce: ['atteggiamento del centrosinistra nei confronti di uno stile di governo più concreto, rapido e moderno è sempre lo stesso. O meglio, a parole (basta guardare ai discorsi preelettorali di Walter Veltroni) quest'esigenza di velocità nelle decisioni è auspicata. Quando, però, lo schieramento alternativo si ispira a questi concetti, e magari li realizza, le critiche sono sempre le stesse: si parte dall'assenza di concertazione per arrivare all'incapacità di mediazione, e, in un batter d'occhio, si arriva alla polemica sull'autoritarismo, magari sulla scia della solita compagnia che mette insieme Antonio Di Pietro e Micromega.Queste accuse però non fanno solo parte dell'armamentario da usare nei confronti dell'avversario. In realtà c'è ancora un gap nel centrosinistra fra le teorie astratte e la pratica. Alla fine, al di là dei buoni propositi, tra un rapporto con il sindacato mai aggiornato, un legame stretto con una burocrazia centralizzata e conservatrice e i limiti di uno schieramento culturalmente frammentato, Veltroni e i suoi sono allergici a ogni forma di decisionismo.Al massimo si permettono di applicarlo nel partito (le poche volte che ci riescono), a Palazzo Chigi mai. Tutti i governi dell'Ulivo che si sono succeduti nella Seconda repubblica sono costellati da fallimenti da questo punto di vista. Il governo di Massimo D'Alema, per esempio, uscì sconfitto dal confronto con il sindacato.Di fronte a questa incapacità è fatale che il decisionismo divenga nell'immaginario collettivo della sinistra una forma di autoritarismo. La vecchia favola di Esopo sulla volpe e l'uva da quelle parti è ancora valida.

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